Come lo sport può servire alla vita?
Oggi ho conosciuto una nuova realtà: ho incontrato Lena e tanti altri ragazzi dell’Istituto di Istruzione Superiore A. Motti che in una palestra giocavano, si allenavano e intanto rendevano la loro vita e quella di altri giovani, più fragili di loro, sicuramente migliore, semplicemente attraverso la pratica di uno sport.
Giocavano a baskin, un basket a 4 canestri, due di altezza normale e due più bassi, per permettere a tutti il gioco, un nuovo gioco per giovani normodotati e giovani disabili che possono così allenarsi insieme nella stessa squadra, composta sia da ragazzi che da ragazze.
La rigida struttura degli sport ufficiali è stata sconvolta da questa nuova proposta, partita dalla scuola e destinata a divenire un laboratorio di nuove socialità.
Perché lo sport può far nascere amicizie, può creare relazioni che escono dalle palestre e prorompono nelle abitudini di vita dei ragazzi, anche più fragili, rendendole variegate, interessanti, migliori.
Lena è un tutor, che supporta alcuni ragazzi fragili negli allenamenti, un tutor nato sul campo, grazie alla sua capacità di ascoltare e trasmettere insegnamenti e positività.
Questa ragazza non è mai stata una gran “sportiva”, anzi, prima lo sport in un certo qual modo la intimoriva, non era il suo forte. Invece ora, allenandosi e facendo squadra con ragazzi e ragazze di ogni abilità, lo sport non le fa più timore, anzi le si è rivelato in tutta la sua valenza di opportunità di conoscenze reciproche, di costruzione di amicizie, di unione e superamento di ogni tipo di diversità.
La pratica di uno sport si è rivelata una palestra di vita, che insegna cose che mai potrebbero essere apprese con tale intensità sui banchi di scuola.
E poi, usciti dalla palestra, il rapporto continua: Lena incontra i suoi amici, ogni sabato mattina l’appuntamento insieme in biblioteca, preparano i panini per i ragazzi che si allenano.. tante piccole e semplici azioni che possono significare molto per chi le compie e che rendono la vita di ragazzi più fragili molto più ricca.
Poi arriva Davide. In palestra affianca un altro ragazzo fragile e questo affiancamento lo fa uscire dal campo sportivo ancora più soddisfatto, via via che la fiducia reciproca aumenta e che vede i miglioramenti del suo nuovo amico consolidarsi sia negli atteggiamenti motori, sia nel linguaggio.
Lena, Davide, due fantastici allenatori, Mauro e Claudio (anche tutor del progetto All Inclusive Sport), sono solo alcuni dei protagonisti di progetti di integrazione sociale attraverso lo sport, ma le cui esperienze aprono nuove prospettive su sport e disabilità.
D’altronde, a quale persona, soprattutto giovane, non piace giocare?
E allora cogliamo ogni opportunità per permettere a tutti di giocare insieme, per crescere, noi e loro, in una palestra più grande, che è quella della vita.
Per chi desiderasse diventare Tutor, parte il primo corso di formazione ALL INCLUSIVE SPORT – qui il link per iscriversi.