Dall’emergenza alla nuova normalità: difficoltà ed opportunità del periodo post lock down
I servizi socio-occupazionali, i servizi di tempo libero e i centri diurni hanno dovuto chiudere lo scorso 9 marzo.
Ma l’attività non si è interrotta: operatori e famiglie hanno colto la sfida e hanno ridefinito completamente le proprie modalità di dialogo, scambio e lavoro per riorganizzare tutto a distanza: distanti ma uniti, per non lasciare nessuno nell’isolamento e nella solitudine di una quotidianità che rischia di diventare insopportabilmente faticosa.
Questa l’attività di Da Casa Mia, una progettualità studiata per entrare virtualmente nelle case di ciascuno, tutte le prove e i tentativi di andare oltre la barriera della distanza, per sentirsi comunque parte di una comunità che ci pensa e ci sostiene.
Dalla settimana del 20 giugno i centri socio occupazionali hanno avuto la possibilità di riaprire le attività in presenza, in particolare dei tre centri Nessuno Escluso, ILab e CTO.
La ripresa delle attività, nel rispetto dei Piani Territoriali della Regione Emilia Romagna al fine di garantire le migliori condizioni di sicurezza possibili a ospiti e operatori, ha comportato una riorganizzazione dei servizi offerti: sono cambiati i luoghi e gli spazi fruibili, i gruppi sono passati da 20-25 utenti ad un massimo di 5 utenti, è venuta meno la disponibilità di consumare i pasti ed anche la gestione dei trasporti si è dovuta adeguare limitandosi ai casi di effettiva necessità.
Pur in queste difficoltà lo sforzo di riprogettazione delle attività da parte di FCR e ASL ha cercato di limitare l’inevitabile riduzione dell’offerta di ore disponibili per ciascun utente, garantendo anche la continuità del servizio durante il periodo estivo.
La ripresa del servizio ha permesso subito di apprezzare il frutto del lavoro di educazione svolto durante il periodo di chiusura, durante il quale, a distanza, era stata affrontata la tematica del comportamento che si sarebbe dovuto tenere una volta ripresa l’attività: l’utilizzo della mascherina, il corretto lavaggio delle mani, la rinuncia agli abbracci ed al contatto fisico.
Dalla difficoltà sono però nate anche nuove opportunità.
L’inevitabile riduzione degli utenti per ciascun gruppo e l’esigenza di gestire la fisicità di alcuni utenti se da un lato ha comportato disorientamento in alcuni utenti, dall’altro ha comportato un rapporto operatore – utente più stretto di prima, con la conseguenza di rendere i momenti ancor più ricchi di esperienze di apprendimento, di attenzioni e di relazioni.
Si prediligono sempre più attività con incontri all’aperto e alcuni progetti nati in un periodo di difficoltà, che si sono rivelati stimolanti ed efficaci e sono riproposti anche ora, in fase di ripresa dei servizi.
È il caso di Bell’essere, progetto legato al mantenimento dell’attività motoria, introdotto durante il periodo del lock down ed ora riproposto sui centri.
Frutto del lockdown è stato anche Distanti ma uniti, iniziativa che ha visto recapitare 500 pacchi regalo a tutte le persone coinvolte nei servizi socio-occupazionali e di tempo libero, con contenuti diversi, pensati per adattarsi al tipo di percorso degli utenti e alle loro passioni e per continuare a stimolare, dare continuità ai rapporti e ai percorsi di autonomia.
Anche il percorso Burattini in bilico, iniziato prima della chiusura con il coinvolgimento di un gruppo di ragazzi di CTO e di Nessuno Escluso in un percorso formativo di teatro, ha avuto continuità anche durante il lock down e viene ripreso ora nelle attività proposte.
A piccoli passi si è ripreso il cammino, fianco a fianco, ma in sicurezza.