La storia di Epopteia!
Epopteia è parola del greco antico che significa ‘guardare al di sopra’, per ricostruire il passato o rintracciare un’identità, un processo di conoscenza ed emersione alla coscienza in cui l’io dell’artista lascia il posto a una visione che è al di là dei propri ricordi e del proprio tempo.
Premessa forse necessaria per avvicinarsi ed iniziare a percorrere le linee superficiali, e da queste a quelle più profonde, di Epopteia! di Emanuele Sferruzza Moszkowicz, in arte Hu-Be.
La sorgente di Epopteia! è nell’ascolto degli abitanti de La Polveriera che Hu-Be ha condotto da novembre 2019 a gennaio 2020. In questi mesi, si è instaurata una relazione fra persone che ha reso possibile l’ascolto di paure, sogni, dolore, speranze, di storie personali o comunitarie: un ‘accumulo’ rielaborato e ora declinato, come in una metamorfosi, nella narrazione artistica.
Si tratta, scrive Ilaria Campioli, di una “opera permanente, un wall drawing di oltre sessanta metri quadrati organizzato su tre tamponature separate, è un racconto vortice surreale e ironico che, come contenuto nel titolo Epopteia!, rimanda ad un processo conoscitivo in cui il soggetto conoscente non si distingue dall’oggetto conosciuto: è il risultato di un incontro in cui una parte non è predominante sull’altra ma che conduce ad un percorso di illuminazione e di esperienza. L’accento è quindi posto sul processo, sul percorso fatto dall’artista, dove l’opera funziona come una sorta di porta invisibile attraverso la quale si esce da un mondo e si entra in un altro. I punti di contatto fra queste due dimensioni sono quelli attorno a cui si organizza tutta la narrazione e provengono dalla rielaborazione di alcuni degli elementi più significativi accumulati e riorganizzati nella fase di ascolto”.
Quegli oltre sessanta metri quadrati sono prima di tutto esperienza di consapevolezza, di presenza e di ascolto, di condivisione e di comprensione, di produzione e di stratificazione di materiali e documentazione. Corpus non esente da un certo grado di imprevedibilità, come è del resto la natura stessa di ogni esperienza autentica, inscindibile dall’opera e proiettata in ulteriori scenari.
Anche nel ‘tempo reale’ Epopteia! rappresenta una conclusione e un inizio. E’ infatti l’ultima tappa di Scribblitti, serie di performance che Emanuele Sferruzza Moszkowicz ha realizzato negli ultimi quattro anni e che combinano una fase di ascolto alla realizzazione di un enorme disegno a mano libera su parete, senza l’utilizzo di alcun canovaccio.
Ed è prima proposta di Incontri – arte e persone, nuovo progetto del Comune programmato in Reggio Emilia per Emilia 2020 e oltre, a cui vengono periodicamente invitati artisti, designer, fotografi e creativi, a realizzare progetti e opere originali che partono dal dialogo con persone con fragilità.
Il lavoro è stato realizzato nell’ambito di La cultura non starà al suo posto e in particolare del progetto B. Diritto alla Bellezza, dove l’incontro tra creatività e fragilità può – come Epopteia! dimostra – essere generativo di nuove opportunità di inclusione sociale.
Soggetti promotori sono: Comune di Reggio Emilia/Progetto Città senza Barriere, Consorzio Oscar Romero, La Polveriera, Farmacie comunali Riunite, K-Lab.