Pensare Reggio Emilia come una città che sorride alle differenze e che le accoglie nella convinzione che siano una risorsa culturale ed etica; una città che non si chiude ma che si apre, che considera la fragilità come punto di riflessione privilegiato da cui guardare la società; una città che non dimentica le persone fragili, che le rispetta, non le nasconde e ne fa un punto di forza della sua politica di innovazione. La città di tutte le persone.
Il percorso che nel tempo è diventato “Reggio Emilia Città senza Barriere”: una politica di mandato dell’Amministrazione Comunale; la sfida di policy e di progettazione di Farmacie Comunali Riunite; l’impegno delle oltre 70 organizzazioni, pubbliche, del Terzo settore, del mercato imprenditoriale che hanno sottoscritto un Protocollo inter-istituzionale nel 2022 ed un protocollo operativo nel 2024; la responsabilità di cittadine e cittadini, ha preso vita nel 2014 da un’idea di Annalisa Rabitti, ora Assessora Assessora a Cura delle persone con deleghe a Politiche sociali, Sostegno alle famiglie, Politiche per la casa, Città senza barriere e Pari opportunità del Comune di Reggio Emilia.
“La sfida era provare a immaginare un nuovo modo di progettare per e con la disabilità, mettendo al centro tutta quella parte di vita, spesso sullo sfondo, che abita gli individui oltre la cura e l’assistenza: passioni, interessi, emozioni. È nato cosi il progetto “Reggio Emilia Città Senza Barriere”: prima fatto di visioni e spunti, e poi sempre più corposo, pieno di materiale, persone, idee, cose da fare concrete. A poco a poco quel progetto ha preso la forma di una valanga buona, che va da sola, che rotola. In questi anni è cresciuto, è cambiato, si è nutrito della partecipazione delle persone, del loro entusiasmo, del loro lavoro, delle loro intuizioni (…)Il dibattito è diventato progetto grazie alle tante voci significative che hanno portato esperienza, dolore, frustrazioni, soluzioni, idee. A poco a poco centinaia di persone nella loro fragilità hanno capito che il rapporto con i servizi pubblici non era solo fare richieste, e hanno iniziato a mettere qualcosa a servizio degli altri. La concretezza ed il fare ci hanno tenuti insieme e hanno consolidato la partecipazione. Ma a poco a poco è accaduta la cosa più inaspettata: stiamo trovando il coraggio di essere disabili, essere fragili, essere matti e mettere questa fragilità a servizio degli altri. E questo è credo, oggi, l’incanto di città senza barriere.”
Per approfondire:
Richiedi la tua copia cartacea del libro inviando una mail all’indirizzo info@reggioemiliacittasenzabarriere.it